Il bacino imbrifero dell'Olona a nord della diga copre una superficie di 97 Km2. Il fiume ha le proprie sorgenti alla Rasa di Velate (Varese), in località Fornaci a metri 548 sul livello del mare, a cui si aggiungono, nelle immediate vicinanze, altre sorgenti, mentre poco più a sud si congiunge con il ramo proveniente dalla vicina valle detta Olona della Valganna.
Fino a Milano copre circa 71 km di tracciato con un dislivello di 457m. La sua pendenza media risulta così di circa lo 0,6% cioè 6,4m al km. Gran parte del dislivello è però concentrato nei primi chilometri del suo percorso per cui, già a partire da Malnate la sua pendenza media risulta ridotta a circa la metà favorendo i depositi alluvionali con anse e piccoli meandri che, localmente, ne hanno più volte modificato il percorso.
L'Olona, prima della costruzione della diga, è stato per lungo tempo un fiume che flagellava con frequenti esondazioni le aree che attraversava. Nell'arco degli ultimi 400 anni vi sono state contate oltre settanta alluvioni, la maggior parte delle quali ha provocato gravi danni.
Tutto questo senza contare gli straripamenti, per fortuna circoscritti, che avvenivano praticamente con cadenza quasi annuale.
L'esondazione che ha fatto i danni più ingenti (40 milioni di Euro) si è verificata il 13 settembre 1995 e vedeva la vicina Castiglione Olona sommersa da due metri di acqua in zona Mazzucchelli, con ulteriori gravi danni alle strutture industriali e civili nei paesi posti più a valle come Fagnano Olona, Castellanza, Nerviano e Legnano. L'ultima, in ordine cronologico, e per fortuna meno devastante di quella del 1995 è avvenuta nel novembre 2002.
Dalle sue tre paratie automatiche possono defluire fino a 36 mc/sec permettendo nel frattempo di immagazzinare le acque in eccesso riducendo di conseguenza in modo considerevole l'effetto nefasto delle piene a valle. Nella nostra zona prealpina sono frequenti infatti eventi piovosi estremi con punte superiori anche ai 40 mm/ora per ogni metro quadrato di superficie. L'enorme quantità d'acqua che ne deriva, specie se il terreno ha già esaurito la sua capacità di drenaggio ed effetto spugna, crea autentiche ondate di piena concentrate in brevi periodi che l'alveo ridotto e le piccole aree golenali non riescono a contenere causando allagamenti ed inondazioni improvvise.
La diga permette pertanto di accumulare per qualche giorno il surplus di acque meteoriche, per farle poi defluire gradatamente nel fiume, preservando gli argini da forti erosioni, evitando e riducendo quindi considerevolmente i possibili danni a ponti, infrastrutture e fabbricati.
L'invaso è stato dimensionato su eventi alluvionali catastrofici che hanno avuto fino ad oggi una ricorrenza storica superiore ai 100 anni.
Oggi però, causa l'innalzamento globale delle temperature e la conseguente concentrazione di eventi meteorologici estremi (si sono avute piogge con precipitazioni fino ad anche 350 mm/giorno), tale periodo di ricorrenza sembra si stia riducendo a meno di 50 anni, come le ultime piene del 1995 e del 2002 ne sono purtroppo una ulteriore oltre che diretta conferma.
La sua costruzione e messa in servizio ha innalzato notevolmente il livello di sicurezza idrologica di tutto il fondovalle e raggiungerà la sua massima efficacia quando le altre mini-dighe localizzate più a nord di Malnate entreranno a regime permettendo così una gestione efficiente e coordinata di tutto l'alveo fluviale.
A compensazione dei disagi del cantiere durato cinque anni e dell'impatto della costruzione posta principalmente nel Comune di Malnate, sono state previste diverse opere, fra le quali è di notevole importanza per la difesa della biodiversità la creazione di una zona umida e di osservazione che si può ora visitare comodamente poco più a monte del terrapieno circolare posto a difesa dei Mulini.
E’ facilmente raggiungibile da via Molini, seguendo le indicazioni verso la Folla di Malnate sul sentiero di fondovalle n. 801. La zona ha lo scopo di ricreare l'ambiente adatto alla riproduzione di anfibi, insetti e alla stanzialità di specie avicole che vedono nella presenza dell'acqua l'elemento principale per assicurare la propria riproduzione e sopravvivenza.
Ci si può addentrare nel mezzo dello stagno su alcuni pontili oppure attendere con pazienza di immortalare fotograficamente il passaggio di qualche uccello acquatico nel piccolo ma ben mimetizzato capanno di osservazione.