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SANTA MARIA DI MONTE MORONE

Guardando da Malnate verso est si scorgono due colline quasi gemelle: monte Casnione e, poco più a sud, monte Morone. Quest’ultimo, di qualche metro più alto (sfiora i 500m), riveste una particolare importanza per la storia millenaria e le leggende che lo legano da sempre al sottostante paese. Sulla sua cima, una chiesetta perde le sue origini all'alba del Medioevo.

La prima testimonianza scritta dell'esistenza di una Chiesa sulla cima di Monte Morone risale al XIII secolo, ma l'origine dell'insediamento può essere datata con qualche secolo di anticipo, basandosi sugli studi archeologici che hanno portato alla luce sepolture riconducibili al periodo longobardo. È difficile attribuire con certezza l'origine del piccolo nucleo ai Romani, entrati in un periodo di decadenza, piuttosto che ai Longobardi, agli albori della loro espansione, ma con buona probabilità si può sostenere l'esistenza di un sito fortificato di epoca longobarda (VI-VII secolo), probabilmente, almeno all'inizio della sua storia, con funzione militare, come fanno pensare la cisterna situata all'esterno e la torre di avvistamento, un elemento tipico dell'epoca tardo antica in tutto il Nord Italia e diffuso nelle nostre zone (San Maffeo a Rodero, la Torre di Velate, la torre della Vittoria al Sacro Monte). Non è da eslcudere la presenza anche di una primitiva costruzione ecclesiastica realizzata, come vedremo, forse durante la conversione dei Longobardi al cristianesimo (VII secolo). Le sepolture rinvenute non riportano tuttavia elementi riconducibili alla presenza militare, facendo propendere anche per l'ipotesi della presenza di una piccola necropoli. Un'origine dunque ancora avvolta da molte ombre.

Le prime evidenze certe della presenza di una chiesa, deducibili dalla muratura e dalla decorazione esterna dell'abside, riportano ad una costruzione dei primi secoli del Basso Medioevo (XI secolo), al pari dell'altra costruzione storica malnatese, la Chiesa di San Matteo. La prima testimonianza scritta dell’esistenza del santuario risale al 1218 e sono ancora questioni legate al pagamento dei tributi a venirci in aiuto, come già successo per il Mulino del Trotto. In quegli anni il Capitolo di San Vittore di Varese stava completando il controllo del territorio, tramite la riscossione delle decime (una tassa pagata a chi forniva il servizio ecclesiastico), fonte sia di una entrata economica sia sopratutto del riconoscimento implicito della supremazia della chiesa su un territorio, in particolare nelle aree di confine come era Monte Morone. Seguendo la causa scritta tra il Capitolo e gli allora abitanti, i fratelli Maggiale e Giovanni da Gazzada, si risale ai precedenti abitanti e concessionari, rispettivamente don Pietro da Capolago e Guglielo da Rodero, che pagavano decime per vino e cereali alla Chiesa di San Vittore, e si ottengono anche informazioni "amministrative": la giurisdizione territoriale sul monte era di Malnate e gli abitanti di Cagno erano identificati come stranieri, senza quindi diritti di taglio della legna. La stessa cosa succedeva, all'inverso, poco oltre con i malnatesi. Il XIII secolo si chiude con altre vicende legate al pagamento delle decime, che ci portano a conoscere i proprietari di quell'epoca, la famiglia Canova di Cagno.

Vista frontale della Chiesa. I lavori di ammodernamento dello stabile hanno inglobato la Chiesa nella struttura abitativa. Si intravede, sul tetto, il colmo della vecchia facciata.
Nel Tardo Medioevo si ha solo una citazione della presenza di una Chiesa dedicata al culto mariano in Malnate nel Liber Notitiae Sanctorum, controverso testo attribuito a Goffredo da Bussero della fine del Trecento, e bisogna aspettare la fine del Cinquecento per avere notizie più approfondite legate alle vicende della chiesetta. Nel 1574, infatti, vengono stese le prime scrupolose relazioni dall’Arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, venuto in visita pastorale al santuario. In questa occasione l’Arcivescovo nota che l’Oratorio è privo di una sacrestia, cosa inusuale e inaccettabile per i tempi. Ordina quindi, a seguito della sua seconda visita nel 1584, di trasformare l’abitazione dei massari in sacrestia. Dall'accurata relazione in occasione della prima visita, si evince che la chiesa non risulta essere consacrata ma vi abita un sacerdote che la cura quotidianamente e ne ha procurato in precedenza la decorazione. Il presbiterio è rialzato da un gradino, ospita l'altare in pietra e alle sue spalle una nicchia conserva una statua lignea e dorata della Vergine. Le pareti sono parzialmente dipinte mentre il soffitto lo è per intero; dalle successive visite scopriamo che proprietaria è la famiglia De Oddoni e ai lati dell'altare ci sono dipinti di Santa Caterina e San Giovanni Battista. Curiosa è poi la richiesta, fatta sempre al Borromeo poco dopo la sua visita, degli abitanti del piccolo borgo, che richiedono la possibilità che nella chiesetta sia officiata la messa settimanale, in deroga alle regole del tempo che obbligavano a svolgerla nella chiesa parrocchiale. La distanza dalla Chiesa di San Martino è la principale motivazione e la richiesta è che vi sia svolto sia il rito ambrosiano, sia quello romano per i fedeli della vicina Cagno. L'Arcivescovo accoglie infine la richiesta. Nei secoli successivi si susseguono le visite di Cardinali e Visitatori Pastorali, ancora nel 1755 l'allora Cardinale Pozzobonelli conferma la presenza di una statua lignea della Madonna con bambino. La famiglia Oddoni mantiene la proprietà fino all'inizio del XIX secolo, poi si succedono diversi proprietari fino ad arrivare all'attuale famiglia Malnati. Dal 1910 il colle è recintato e l'ingresso possibile solo in determinate occasioni.
LA "MADONNA CON BAMBINO" TRA STORIA E LEGGENDA
Come abbiamo anticipato, sin dal Tardo Medioevo (XII-XIII secolo) è testimoniata la presenza di una Chiesa dedicata al culto mariano sulla cima del Monte Morone, ma la prima testimonianza della presenza di un simulacro della Vergine risale solo alla visita borromaica di fine 500. Don Vittorio Branca nel suo "Malnate notizie storico illustrative" riporta una leggenda proprio sulla statua mariana e la realizzazione della Chiesa: in un momento imprecisato, sulle pendici del monte, fu ritrovata una bellissima statua in legno, raffigurante una Madonna nera con Bambino. In seguito al ritrovamento decine di pellegrini giunsero in visita e ben presto tra gli abitanti di Malnate e quelli di Cagno, sorse una disputa su chi dovesse conservare il simulacro, essendo il colle sul confine tra i due Comuni. Infine si decise di collocare la statua sulla cima del colle e costruire una Chiesa a sua protezione. Tuttavia, leggenda vuole che nel 1536 l'immagine sacra fu sottratta dagli spagnoli, padroni del Ducato di Milano, per via dei molti preziosi doni di cui i pellegrini l'avevano adornata e fu così sostituita da una statua lignea, poi giunta fino ai giorni nostri.

Ovviamente non si hanno evidenze storiche che confermino le parole della leggenda, tuttavia nei lavori di restauro che hanno messo in luce le strutture originarie della Chiesa, all'interno dell'abside è stata rinvenuta una nicchia con una colorazione azzurra che contornava la statua mariana lì conservata. Seguendone il profilo, le dimensioni di questa statua dovevano essere molto più piccole dell'attuale, lasciando intendere come effettivamente dovesse essere presente un'immagine mariana antecedente a quella lignea che conosciamo.

La statua giunta fino ai giorni nostri, raffigura la Madonna che tiene sul ginocchio sinistro il Bambino benedicente, mentre sul braccio destro regge una cintura, collegamento al culto orientale della Cintola. Di origine cinquecentesca, l'opera è di difficile attribuzione: parrebbe di scuola toscana, ma stilisticamente ha caratteri simili alle sculture di Andrea da Milano, autore di opere simili nella provincia di Varese. L'immagine della Madonna è intagliata in un unico pezzo di legno, mentre il Bambino è un'aggiunta successiva e parrebbe, per via dei tratti meno delicati rispetto al volto della Madonna, essere opera di uno scultore differente. Seppur di confermata fattura cinquecentesca, il simulacro mantiene degli elementi di "arcaicità" nell'impostazione generale che fanno risalire a iconografie di inizi Quattrocento, forse ennesima testimonianza che la statua fu scolpita "rievocando" quella più antica sottratta ai fedeli malnatesi. Attualmente pressoché disadorna, in origine doveva essere sicuramente dipinta come testimoniano le tracce della colorazione originaria. Nel 1910 viene restaurata dalla bottega Nardini di Milano, che la incapsula in un rivestimento di gesso, poi dipinto di azzurro, colore mariano tipico come abbiamo visto anche prima. Negli anni Ottanta, complice il deterioramento della copertura, il gesso viene totalmente rimosso riportando alla luce l'antica scultura, in cui il capo di Maria viene adornato poi da un diadema di Stanislao Borghi di ispirazione settecentesca.

Curiosità riguardo il culto della Madonna di Monte Morone, è quella legata alla conoscenza odierna del Santuario come della "Madonna della Cintola", dedicata cioè alla cintura che, durante la gravidanza di Maria, ne sosteneva il ventre. Tuttavia, mai durante le visite pastorali dal Cinquecento fino all'Ottocento, viene riportata questa figura o questo culto, ma semplicemente la devozione a Santa Maria e la presenza di una statua raffigurante la "Vergine Maria col Bambino". Anche la celebrazione della Madonna di Monte Morone, che cade il 25 marzo, è quindi quella legata all'Annunciazione e non quella della Madonna della Cintola che cade il 31 agosto. Il culto della "Madonna della Cintola" è di origine antica e orientale, diffuso a Costantinopoli, e ha coinvolto il Santuario di Monte Morone per l'analogia riportata da Bognetti con lo stesso culto attestato presso "Santa Maria foris portas" di Castelsepio e al Sacro Monte di Varese. Questa particolare venerazione della cintura della Madonna è legata al rito della pesatura dei bambini, ma anche all'aspetto "militare" in quanto a Costantinopoli le mura erano state consacrate alla cintura della Madonna per la difesa dagli invasori. Una delle ipotesi della diffusione di questo culto orientale nelle nostre aree, è l'arrivo di monaci greci scappati a Roma in seguito all'avanzata dell'Islam e inviati dal Papa a convertire i Longobardi, che si ricollegherebbe anche con l'ipotizzata presenza longobarda sul colle già discussa. Una seconda ipotesi che potremmo definire "local", vuole l'introduzione dell'immagine della cintura della Vergine come emblema della confraternita agostiniana della Madonna della Consolazione, devozione che si sviluppa presso l'Abbazia di Fruttuaria (TO) da cui dipendevano la Badia di Ganna e Voltorre. Rovera era un feudo della Badia, mentre Monte Morone probabilmente aveva rapporti stretti con Voltorre e da qui deriva anche la presenza di monaci che officavano messa. L'arrivo di monaci agostiniani in una chiesa inizialmente dedicata alla Madonna Consolatrice, può essere una spiegazione della diffusione del culto della Cintola.

GLI AFFRESCHI

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TRADIZIONI E LEGGENDE LEGATE A MONTE MORONE
Attorno al Santuario e alla figura della Madonna ivi custodita, si sono nei secoli consolidate diverse tradizioni, come l’annuale pellegrinaggio del 25 marzo, oltre che antiche e varie leggende.

La prima riguarda la credenza che dal pozzo di Monte Morone, protetto e benedetto dalla Madonna, provengano tutti i bambini nati a Malnate. Il pozzo attinge la sua acqua da un‘antica cisterna ancora ben conservata e, secondo tradizione, basta affacciarvisi per vedere sul fondo, tra le increspature delle acque, i volti dei bimbi in viaggio verso la vita e oramai prossimi alla nascita. La statua della Madonna era inoltre meta del pellegrinaggio delle donne gravide a cui tardavano le doglie, significativo collegamento con il culto della Cintola.

La seconda riguarda un’impronta di una mano annerita posta sugli affreschi a testimonianza delle bruciature dell’inferno. Le bruciature sarebbero state inflitte ad un brigante colpevole con il fratello dell’assassinio a scopo di rapina di un frate. Nella colluttazione il fratello morì e l’impronta sarebbe apparsa come monito al sopravvissuto dopo che venne catturato. La troviamo ora impressa tra le pitture come indelebile ammonizione al pentimento dell’atto scellerato.

Tradizione consolidata fu per diversi decenni la festa dell'Annunciazione che veniva celebrata sul monte il 25 marzo come vera e propria festa paesana, con bancarelle e picnic all’aperto e possibilità di accesso ad ogni angolo del parco, ma già Don Branca, negli anni Trenta, disdegnava la piega profana che l'evento aveva assunto. Tradizionalmente, la notte prima della festa, le donne del paese giravano per le strade svegliando i compaesani dormienti e invitando a recitare tre Ave Maria alla Madonna:

"Tre Ave Mari a la Madona da Malmuronn: sü donn;
Tre Ave Mari a la Madona dul'Incarnaziun: sü in setun
"
Durante le due Guerre Mondiali, il piccolo Santuario torna a rivivere l'antico legame con il mondo militare. Durante la I Guerra una fiammella rimase sempre accesa davanti alla figura della Madonna e dopo l'annuncio della vittoria del 4 novembre 1918, fu celebrata una messa e un "Te Deum" di ringraziamento. Durante la II Guerra un santino riportava l'immagine del ponte di Malnate, della Madonna di Monte Morone e di uomini in divisa, invocando con una preghiera la salvezza dei militari malnatesi, e fu tenuta anche una processione nel 1943 per invocarne la protezione.
"I campann da Malmuròn"
Nel 1934 il sacerdote Vittorio Branca scriveva una ode al colle di Monte Morone

S'el permett, sciur Orsenigo
metti ul nas nella sò cà;
ch'el perdona sto mèee intrigo
nella süa proprietà.

Malmuròn, al'è gran fama,
l'è l'unur del nost paes:
a gudèe ul sò panorama
van sù fina i Milanes.

sù ghe spira un'aria fina
che par tucc i nostar mal
l'è 'na vera midisina
che la vend nissun spezial.

E da là da quell'altura
tant paés sa ved giò sott,
che s'usserva la pianura
dell'Elvetich Mendrisiott.

Ma ul sò gradu da bellezza
Malmùron a l'à cresù
quand fin là la sò ricchezza
ul Sciur Franco ha portàa sù.

E difatti da quel spazi
che e'gnùu foeura un gran bel sitt,
ghe 'gnùu foeura un gran palazi
che in coeu costa di quattritt.



Ma ul Sciur Franco anca alla gesa,
tantu cara al nost Malnà,
l'à pensàa da fà 'na spesa
per pudela riparà.

Guardèe mò cumè l'è bella
la Madona cul Bambin
sull'altar della cappella
luminada a lampadin.

Mò l'è propri un Santuari
quella gesa da Malmuròn:
gh'è un cuncurs straurdinari
sù là inscì da oman e don.

Mettùu post la sò facciada,
quella gesa internament
a l'è staja decurada
cun bun gust e intendiment.

Grand idea però l'è stada
d'innalzà quel campanin:
quand g'han miss la balcunada
l'è parù tropp piscinin.

Scì slanciàa da quell'altura
mò al ma par dul Paradis
propri un Angiol, che assicura
par Malnà i so bej surris.
*|END:WEB_VIDEO|*
Maurizio Ampollini, storico locale, ci accompagna alla scoperta del Santuario.

BIBLIOGRAFIA

"Monte Morone" - L'Accademia dei Curiosi - Macchione Editore 2017

"Malnate e la Siome" - Carlo Alberto Lotti - Editore Luigi Benzoni 1970


"Malnate Notizie Storico-Illustrative" - Sac. Vittorio Branca - 1932

COME RAGGIUNGERLO

La Chiesa è accessibile solo in occasione della ricorrenza del 25 marzo o in altre rare occasioni speciali con visite organizzate.